RISPOSTA DELL’ASSOCIAZIONE SALVAGUARDIA RURALE VENETA
ALL”ARTICOLO DEL QUOTIDIANO L”ARENA DEL 28 FEBBRAIO 2023 A PAG 29
Egr. Direttore,
ho letto l’articolo di Marzio Perbellini pubblicato sul Vs. quotidiano martedì 28 febbraio ed essendo stata
chiamata in causa vorrei chiarire quanto segue.
Non permetto nemmeno a Boitani di rispondermi “una scemenza”. La sola stima che l’ISPRA ha realizzato
ben due anni fa non si può definire un quadro completo della situazione lupi in Italia. Mancano ad esempio
dati completi e realistici a livello nazionale del numero di capi predati, della proporzione di capi indennizzati
e molto altro riguardo all’impatto sulle attività umane. ISPRA stessa riconosce che queste informazioni sono
estremamente frammentarie e lacunose. D’altronde, perché l’impatto sia “basso”, basta non registrare
correttamente il dato delle predazioni e non risarcire adeguatamente i danni, come avviene attualmente in
Italia.
Negli altri Paesi europei conoscono annualmente quanti sono i lupi, conoscono il numero di capi predati e
sanno quanto sono costati; in alcuni Paesi conoscono anche il numero dei lupi solitari (dato che nel
monitoraggio ISPRA non c’è, come non c’è quello nelle aree di recente colonizzazione). Questa situazione è
emersa durante l’incontro internazionale dell’Unione Europea degli Allevatori avvenuta a Lione lo scorso
novembre.
Cani e recinti. Ma chi conosce, anche solo un pò, la Lessinia capisce da solo che non sono soluzioni
applicabili. E dico di più: durante l’unica uscita di Boitani in Lessinia avvenuta la sera di giovedì 11 dicembre
2014 a Sant’Anna d’Alfaedo in un incontro organizzato dal M5Stelle, io personalmente gli ho chiesto se la
mia presenza fissa in malga è un deterrente per i lupi. Sorridendo mi ha risposto:”No signora, perché lei
andrà anche a dormire prima o poi e loro hanno via libera”. Ho tutto registrato. Il Prof. Boitani sarà pure il
massimo esperto in termini di biologia del lupo, ma traspare con allarmante evidenza la sua scarsa
conoscenza in materia di zootecnia di montagna. Nella gestione del conflitto lupo-preda, è sì necessario
conoscere le caratteristiche del lupo, ma è altrettanto importante conoscere a fondo le caratteristiche ed
esigenze della preda, e in questo caso, del sistema produttivo ad essa collegato.
In Lessinia, a differenza del Professore, sono venuti altri esperti di importanza nazionale che l’hanno visitata
in modo abbastanza approfondito e tutti sono arrivati alla conclusione che non è così semplice fare
prevenzione in questi pascoli. E non è vero che in centro Italia non hanno problemi con i lupi. Abbiamo
parecchie testimonianze di tanti allevatori che si trovano ad affrontare enormi difficoltà con questa
problematica.
“gli allevatori non sanno quello che dicono”. Boitani pensa che noi godiamo nel veder mangiare vivi i nostri
animali? Da come ci descrive saremmo peggio dei tedeschi nei campi di concentramento (scusate per il
paragone forte ma è così che mi sento dopo quanto asserito dal professore). Abbiamo così tante
sovvenzioni che ogni anno chiudono decine e decine di stalle in Veneto per non parlare di quante chiudono
in tutta Italia.
“Gli allevatori si lamentano e basta” dice il prof. Boitani, permettendosi di offendere un’intera categoria di
persone che fatica per 24 ore al giorno 365 giorni l’anno con le braccia, e non comodamente seduti su una
poltrona. Ci si chiede perché non si parla delle sovvenzioni al settore primario? Forse perché non si vuole
dire chiaramente che è un settore che lavora in perdita e, di conseguenza, dover mettere mano ai prezzi dei
beni alimentari (appunto, di primaria necessità). Perché non ci chiediamo invece quanti soldi vengono dati
a questi Progetti Life ed altre progettualità similari? Siamo sicuri che essi vengano erogati ad un settore di
primaria necessità?
A sostegno di quanto ho detto riporto alcuni stralci di quanto asserito proprio dal Prof. Boitani in quella
serata tratti da: http://www.veramente.org/wp/?p=15029
““Mamma mia!” fu la sua prima reazione quando venne a sapere della presenza di un nuovo branco in
un’area così antropizzata.
La Francia esercita un controllo sui lupi (l’anno scorso la quota era di 24 lupi, nda): “questa misura può
essere utile” – dice Boitani – “perché serve a far vedere che c’è la condivisione del problema; tuttavia la
stessa la Francia mette a disposizione 3 milioni di euro all’anno per il monitoraggio. In Spagna in alcune
regioni è ammesso l’abbattimento del lupo, in altre, come la Galizia, è protetto strettamente. Anche in
Svezia, a fronte di una popolazione di 320 lupi, è ammesso il controllo: ma in questo caso un intero Istituto
lavora allo studio dell’animale e, in pratica, i lupi si conoscono per nome e cognome”.
Come ipotesi Boitani non esclude che la conservazione possa prevedere anche la rimozione se, tentate
tutte le strade, la convivenza in una determinata regione risulta impossibile.
…….Boitani per affermare che la prevenzione non può che essere sito-specifica, va adattata alle
particolarità e alle esigenze di ciascun territorio””.
Boitani dice che i recinti elettrici fanno poco contro i lupi, servirebbero le reti antilupo, i dissuasori acustici
non servono a nulla, ed ecco quanto riportato dall’Arena in proposito
https://www.larena.it/territori/lessinia/la-lessinia-per-i-lupi-una-pacchia-1.3136877
“”……per capire pure che alcuni presidi di prevenzione offerti dalla Regione sono da ripensare: «Lasciate
perdere i dissuasori acustici», ha detto Boitani, «non servono a nulla né per i lupi né per i cinghiali».
Nel 1979», ha proseguito, «mentre in Abruzzo monitoravo una popolazione di cento lupi, scrissi che per
conservare al meglio questa specie si rende indispensabile, talvolta, eliminare qualche esemplare nelle
zone a difficile convivenza. Il Wwf mi attaccò. Ma io non ho ancora cambiato idea. La riduzione dei lupi,
quando è necessaria, non deve essere un tabù».
La Francia spende ogni anno in questa attività tre milioni e 100mila euro; dispone quindi di ottimi dati,
grazie a cui i biologi possono decidere se e dove ridimensionare i branchi. La Svezia possiede perfino il
pedigree di ciascuno dei suoi 320 lupi e in ogni branco uno o due esemplari sono muniti di radiocollare.
«Basta ipocrisia», ha aggiunto l’esperto. «La verità è che ogni regione è abbandonata a se stessa. Abbiamo
una legge nazionale sulle specie protette e una decina di leggi per l’indennizzo dei danni causati da specie
protette. Consiglio alle Regioni di unirsi per fare pressione sul governo – la sede adatta può essere la
Conferenza Stato-Regioni – per ottenere maggiori risorse, maggiore monitoraggio, il permesso di contenere
i branchi quando risultino sovradimensionati rispetto al territorio. Solo così si può approntare una buona
convivenza, altrimenti difficile»”
Lascio ai lettori i debiti commenti.
Silvana Fasoli
RISPOSTA DEL COMITATO SALVAGUARDIA ALLEVATORI DEL VCO
Risposta all’articolo del 28 febbraio 2023 pubblicato sul giornale l’Arena, intitolato “Lupi, amore
e odio. L’esperto: «Ingiustificato l’allarmismo per le persone. Cani e recinti funzionano, ma
servono soldi e lavoro»”
I membri del Comitato Salvaguardia Allevatori VCO sono rimasti piuttosto stupiti nel leggere
l’articolo di cui sopra, perché contiene una quantità considerevole di falsa informazione e luoghi
comuni offensivi sugli allevatori che sono inaccettabili e necessitano di essere commentati.
In primo luogo, introdurre l’argomento sostenendo che i politici che danno ragione agli allevatori lo
facciano per accaparrarsi i voti della categoria è piuttosto ridicolo. I più recenti dati ISTAT ci dicono
che solo il 3,6% della popolazione italiana è occupata in agricoltura, e che delle aziende agricole
italiane solo il 20% è un’azienda agricola zootecnica. In parole povere, siamo troppo pochi per fare
gola a qualsiasi partito.
In secondo luogo, è proprio un lavoro di Boitani (Wolves. Behavior, Ecology and Conservation – D.
Mech, L. Boitani) ad affermare che i lupi siano un problema in ogni luogo dove siano presenti in
numero cospicuo, che sia necessario valutare il successo conservativo in termini di espansione più
che di numero di esemplari e che il controllo numerico sia una delle poche strade percorribili a lungo
termine per avere una convivenza sostenibile, insieme a zonazione e al declassamento dello stato
di protezione. È curioso come il luminare Boitani abbia cambiato così radicalmente idea da quando
collabora con i vari progetti LIFE e che si faccia paladino della protezione assoluta quando in questo
testo la definiva “un approccio fallimentare”.
Per la restante parte dell’articolo Boitani si dilunga nel sottolineare che i lupi siano assolutamente
inoffensivi e che siano solo gli allevatori, come sempre, a non voler collaborare. Rincara la dose
dicendo che “Ogni pastore sa che ogni anno perderà dal 5 al 10% per cento dei suoi animali per
malattia, e non fa una piega. Ma se ne perde uno solo per il lupo allora è tragedia” e che “Gli
allevatori si lamentano e basta. Ma perché nessuno parla di tutte le sovvenzioni che ricevono?
Quanti soldi sono?”. Procediamo quindi a rispondere punto per punto a quelle che non possono
essere considerate altro che bugie e calunnie.
I lupi non sono inoffensivi, ci sono sempre stati attacchi all’uomo documentati da secoli, negli ultimi
anni sono ripresi, con intensità diversa a seconda delle condizioni ambientali e antropiche e
sicuramente con l’aumento dei lupi, ma ogni volta sono stati prontamente insabbiati dalla macchina
mediatica di Life Wolfalps & Co.
Gli allevatori hanno provato a collaborare più e più volte, hanno acquistato cani, sistemi di
protezione, assunto personale e fatto tentativi su tentativi. Se però non c’è alcun miglioramento
anzi la situazione peggiora di anno in anno, va da sé che la fiducia finisca, che la collaborazione si
interrompa e che si chieda di passare ad altri metodi. Siamo la categoria che dal dopoguerra ha
avuto la minor crescita, le aziende piccole scompaiono a favore delle grandi, la siccità ha fatto
schizzare alle stelle il prezzo delle materie prime, costringendo la maggioranza delle aziende a
lavorare in perdita per non dover raddoppiare il prezzo al consumatore. Eppure, come sempre,
veniamo additati come i rozzi bifolchi che non sono in grado di collaborare con la gente civile.
Le perdite di capi in allevamento per malattia non sono assolutamente così elevate, ogni animale
che si ammala può essere curato e nella stragrande maggioranza dei casi guarisce. Ci auguriamo che
il professor Boitani sia al corrente del fatto che invece non esiste cura per lo sgozzamento e che gli
attacchi alle greggi da parte del lupo provocano una quantità di danni secondari che non si possono
ridurre al semplice “numero di predazioni”, che è comunque considerevole e sempre in aumento,
anche dove sono presenti tutti i metodi di protezione. Questi danni comprendono tutte le
conseguenze del forte stress sul gregge (es. aborti, cattiva alimentazione, patologie da affollamento
dei recinti) ma anche la difficoltà di gestione dei cani da guardiania e un peggioramento generale
dei rapporti con i turisti. L’ultima critica, che gli allevatori abbiano solo voglia di lamentarsi e che
non vogliano impiegare le loro considerevoli risorse nella protezione, è una calunnia vera e propria.
le aziende agricole italiane hanno registrato una diminuzione del PIL del 10% nel 2022, sicuramente
non facciamo la bella vita a spese della vita dei nostri animali. Detto poi da chi lavora per un progetto
che ha ricevuto cinque milioni di euro dall’Unione Europea per destinarne grande parte alla
propaganda e allo stipendio di chi tira le file del progetto, perde del tutto di valore. Il Professor
Boitani è presidente dell’Istituto di Ecologia Applicata di Roma, tra i principali partner dell’attuale
progetto lupo, presidente della Large Carnivore Initiative for Europe (LCIE) che è un gruppo di lavoro
facente parte della International Union for the Conservation of Nature (IUCN) del quale Boitani
stesso è uno dei membri italiani. Ha firmato per cooperare con Rewilding Europe, ha firmato i piani
di decine di parchi naturali, è nel direttivo della Fondazione Segré che si occupa sempre di
conservazione della biodiversità. Della conservazione del lupo ne ha fatto il suo mestiere, ha
pubblicato numerosi report e ricerche resi possibili soprattutto dalla collaborazione con tutte
queste organizzazioni ed enti (poiché sappiamo tutti quanto sia difficile raccogliere fondi per fare
ricerca in Italia).Non è curioso come il professor Boitani accusi gli allevatori di essere poco
trasparenti riguardo ai vantaggi ricevuti tramite contributi europei quando è coinvolto a vari livelli
con buona parte delle associazioni europee che si occupano di conservazione del lupo, che a loro
volta sfruttano ampiamente i fondi assegnati dall’Unione Europea?
In conclusione, sarebbe apprezzabile che prima di insultare pubblicamente un’intera categoria di
lavoratori, il Professor Boitani si assicurasse che le sue affermazioni siano fondate, con motivazioni
comprovate, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che parli in questi termini perché il
declassamento della protezione delle specie lupo rischierebbe di fargli perdere queste grandi
collaborazioni.
Montecrestese, 12 marzo 2023
Gesine Otten e tutto il Comitato Salvaguardia Allevatori VCO