Puoi scaricare questo file in formato .pdf cliccando il seguente pulsante
Il piano lupo viene sviluppato su molti aspetti, soggettivi e non obiettivi:
- aspetto spirituale, il lupo come simbolo della selvaticità e immagine della natura libera dall’intervento dell’uomo;
- aspetto estetico, è una delle specie più apprezzate con i suoi canoni estetici perché molto spesso viene presentato il lupo americano anziché il nostro lupo
- carattere ecologico, il predatore svolge un ruolo importante nella limitazione delle sue prede in tutto l’ecosistema: vogliono ancora far credere che regola la presenza di ungulati, in particolare il cinghiale che reca danni enormi all’agricoltura;
- livello economico, è una specie bandiera in grado di catalizzare la partecipazione di molte persone e di valorizzare turisticamente le aree naturali (non rurali!) in cui è presente. Per noi è solo in grado di catalizzare milioni di euro tramite i progetti Life (6 + 11 milioni).
Obiettivi della conservazione e gestione del lupo:
Conservazione della popolazione alpina in collaborazione con tutti i Paesi europei, consentendo la graduale colonizzazione dell’intero Arco Alpino (p. 23).
Il Piano Lupo si suddivide in AZIONI (da concludere in 5 anni) che le regioni, con ISPRA, forestali, ministero dell’Ambiente ecc. hanno l’obbligo di portare a termine entro limiti mensili (es. 12 mesi) dall’adozione del piano con priorità già stabilite medie o alte.
Quanto può costare il Piano Lupo? Domanda che da sempre ci poniamo e non abbiamo mai avuto riscontro.
Il suddetto piano non prevede nessun abbattimento della specie lupo, e fa solo menzione della Direttiva Habitat.
Accettando questo piano si preclude la possibilità di applicare la suddetta direttiva che prevede abbattimenti in deroga..L’Italia detiene quasi il 10% della consistenza lupo a livello europeo (eccetto la Russia) e il 17/18% a livello di Unione Europea.
Si precisa che la Direttiva Habitat parla della situazione lupo in Europa e non a livello locale o regionale, nè tanto meno dividendo le cosiddette popolazioni degli Appennini e delle Alpi, come fa presente il suddetto Piano Lupo. La Direttiva Habitat non fa riferimento a nessun “ricongiungimento” tra popolazione extra italiane, vedi francesi o slovene; anzi questo comporta una ibridazione del nostro lupo italiano cioè del lupo appenninico minandone la tipicità della specie. .
Il Piano Lupo menziona questo “favorire il ricongiungimento delle popolazioni” che nessuno ha memoria culturale o storica Pertanto se per gli esperti in tema lupo la popolazione italiana (appenninica) è di fatto stabile e considerata “in stato di conservazione soddisfacente” , crediamo si debba applicare la suddetta direttiva.
Questo voler dividere forzatamente gli Appennini dalle Alpi e di conseguenza le popolazioni e branchi di lupi, a nostro avviso viene considerato un atto diretto nel voler procedere alla tutela del lupo in Italia favorendo e utilizzando dei cospicui contributi a livello europeo.
Il lupo fa parte di un business molto ampio.
Il Piano Lupo stima la popolazione di lupo (2019) tra 1070/2472 lupi, valore che oscilla tra il 25 e il 75% prendendo come stima sempre il valore più basso (p.14) e su studi vecchi di almeno due anni.
In zootecnia i danni all’allevamento sono inevitabili, qualunque sia il grado di attenzione messo in atto per prevenirli (p.18).
Molto importante e preoccupante è l’azione 3.3 : revisione e uniformità delle regole sul pascolo brado e semibrado.
Si parla di un’attenta pianificazione delle attività di pascolo…
Si potrà ancora pascolare liberamente sui nostri alpeggi?? Ci saranno delle limitazioni?? Se si parla di una revisione, a quanto pare sì. !!
Hanno sempre proposto il pascolo turnato con recinzioni elettrificate senza avere una minima conoscenza del territorio, senza sapere la morfologia dello stesso non curandosi di quanti allevamenti siano presenti , di cosa si alleva , e il numero di capi .Non hanno mai pensato e preso minimamente in considerazione il problema dell’acqua,o di qualsiasi problema logistico.Ci hanno sempre detto che gli animali vanno ricoverati durante la notte per evitare le predazioni senza sapere che nella maggior parte degli alpeggi, non vi sono strutture o stalle adeguatamente capienti, anzi ricordiamo loro che molte volte il lupo attacca alle prime luci dell’alba quando l’allevatore porta al pascolo le sue bestie .Da queste piccole cose notiamo una completa impreparazione nel confrontarsi con il mondo allevatoriale ed agricolo. Non si capisce quindi questo voler revisionare il pascolo brado e semibrado…ripeto, potremmo ancora pascolare liberamente sugli alpeggi ???Di che tipo di limitazioni parlano??? Purtroppo questi lupologi tuttofare ed esperti non hanno ancora capito che è il territorio che decreta il tipo di allevamento.
A questo proposito non capiamo come le associazioni di categoria che hanno aderito alla stesura di questo piano (rif. a pag. 56) possano aderire a tale situazione a danno degli allevatori.
Altra criticità del Piano Lupo sono gli indennizzi e non risarcimenti ,due azioni molto diverse tra loro che vengono fatte passare come normale routine.
L’indennizzo è una forma forfettaria nel voler pagare un danno; mentre il risarcimento è l’essere ripagato del valore reale del capo di bestiame predato. Differenza sostanziale che sulla carta inganna l’allevatore.
I nostri capi devono essere risarciti e non indennizzati. Infatti la legge n. 157 all’art.26 parla di “risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria”. Solo nel Piano Lupo e nei successivi DGR regionali si parla di “indennizzi”
Gravissimo è il fatto che ogni animale ucciso o ferito in maniera irrecuperabile, verrà indennizzato ai sensi della normativa del settore presente e sulla base della disponibilità di bilancio di ciascuna regione o provincia autonoma
Cosa vuol dire ? Che se non hanno soldi non pagano ???
A voi le conclusioni !!!
E ancora… sono riconosciute le spese veterinarie per animali feriti ed eutanasia per quelli irrecuperabili fino all’80%; bel gioco di parole !!! Vuol dire anche un 60%, un 30% e un 10%…!!
Per lo smaltimento delle carcasse il piano dichiara che le spese di smaltimento saranno fino all’80%. Altro gioco di parole….!!
L’indennizzo verrà erogato all’allevatore che ha messo in pratica misure adeguate di prevenzione. Quali sono? Le solite recinzioni elettrificate contenimento bestiame e cani da guardia????
Fatto incredibile è la certificazione da predazione da lupo che sarà redatta da veterinario Asl o da personale specificamente formato.
Per legge solo un veterinario può toccare la carcassa, e a volte la valutazione visiva non basta per decretare la predazione da lupo.
Ci chiediamo come persone terze possano improvvisarsi veterinari facendo un semplice corso. Abuso della professione medica??
Crediamo che la cosa più intelligente e legale sia affidarsi a personale qualificato e preparato ad un tale approccio.
Per quanto riguarda l’attività venatoria il lupo influisce anche su essa: il piano riporta che la presenza di questo predatore, sottrae ai cacciatori prede selvatiche, portando ad uno stato di tensione che può indurre a fenomeni di bracconaggio (accuse molto gravi a danno dei cacciatori).
Inoltre, metodi di caccia come la braccata (caccia al cinghiale) hanno un impatto negativo sul lupo.
Urge una regolamentazione della caccia in braccata perchè rappresenta un’importante causa di mortalità del lupo
Altro punto fondamentale è il fenomeno dell’ibridazione. Doveroso constatare l’intenzione di promuovere con incentivi e agevolazioni la sterilizzazione di tutti i cani padronali, pratica che dovrebbe divenire obbligatoria per i proprietari. In pratica, negli ambienti rurali, tutti i cani delle aziende agricoli e di privati (anche cani da caccia e da tartufi) devono essere sterilizzati .
L’associazione ha constatato invece, che i nostri cani vengono brutalmente predati !!!
Interessante il paragrafo dove si parla delle strutture di captivazione e recupero sanitario dei lupi. E quello che leggiamo subito è il voler “mettere a norma” tutte quelle strutture (anche già esistenti) con autorizzazioni decretate dal suddetto Piano Lupo e realizzare un catasto di tutti i centri di captivazione di lupi italiani e non, compresi gli ibridi.
Semplicemente ci chiediamo quante di queste strutture sono presenti sul territorio nazionale.? Se il Piano Lupo prevede la realizzazione di un catasto di tutti i centri di captivazione di lupi vuol dire che nessuno sa quanti ne esistano in Italia. Esiste un elenco che illustri in modo chiaro ma soprattutto tracciabile il recupero di lupi o ibridi? Con quali criteri e secondo quali protocolli, i lupi feriti in natura e curati in tali strutture vengono rilasciati? Le strutture sono adeguatamente sicure per trattenere i lupi?
Sono molte le domande che ci poniamo e che esigono risposta.
Salvaguardia Rurale Veneta dopo l’attenta lettura del Piano Lupo, avendo rilevato molteplici criticità e di fatto avendo appreso l’incompatibilità con il mondo rurale, non capendo i costi di attuazione, non capendo le reali prese di posizione di tutti quei enti, associazioni che hanno preso parte all’attuale stesura dello stesso, questa associazione non approva, non accetta e non condivide l’attuazione del sopraindicato Piano Lupo.
NESSUNA CONVIVENZA
NESSUNA RESA
Salvaguardia Rurale Veneta favorisce questo scritto per sensibilizzare e informare allevatori, cittadini, Comuni e Regioni.
Salvaguardia Rurale Veneta
Puoi scaricare questo file in formato .pdf cliccando il seguente pulsante