Nel comunicato stampa n. 475 del 30 marzo 2020 in materia di predazioni da lupo a carico degli animali domestici, l’Assessore regionale all’Agricoltura del Veneto dichiara che “gli interventi di prevenzione e difesa messi in campo dalla Regione Veneto stanno iniziando a mitigare l’impatto del grande predatore”. Consultando i dati del report tecnico concernente i danni causati da grandi carnivori in Veneto pubblicato sul BUR del 31 marzo, e guardando quello che succede sul territorio, dobbiamo però riscontrare una situazione ben diversa: nel 2019 si sono contati (ufficialmente) 198 eventi predatori contro i 196 del 2018, 480 capi morti più i feriti contro 450, e 302 capi dispersi contro 125 dell’anno precedente (più del doppio), e non riteniamo che l’episodio di over killing che ha interessato Malga Campocavallo possa essere sufficiente a giustificare un’interpretazione del dato più rosea rispetto a quella che è la realtà. Più in generale, l’Assessore si esprime con una nota di rimprovero verso gli allevatori “colpevoli” di non adottare le misure di prevenzione degli attacchi dai grandi carnivori messe in campo dalla Regione. Vogliamo sottolineare ancora una volta come i pochi allevatori che hanno potuto si siano impegnati a mettere in sicurezza i propri animali secondo le indicazioni della Regione, ma che nella stragrande maggioranza dei casi sussistono difficoltà oggettive, sia di carattere pratico che di carattere burocratico, che di fatto impediscono l’implementazione delle misure proposte, la cui efficacia e sostenibilità rimane comunque dubbia e in attesa di essere opportunamente valutata. Tutte queste limitazioni (ad esempio il fatto che negli alpeggi le recinzioni mobili elettrificate non sono efficienti e quelle fisse – per regolamento – non possono essere installate, o le difficoltà legate ai pascoli in affitto o ai regolamenti comunali che vietano di installare recinti fissi di altezza idonea a tenere fuori il lupo) sono state portate già da tempo all’attenzione dei funzionari regionali incaricati e dell’Assessore stesso, ma non sono ancora state risolte. Limitazioni e difficoltà riconosciute dalla stessa Regione Veneto e che hanno giustificato la spesa di 180.000 euro (di cui 150.000 a carico della Regione) per il “Progetto di gestione proattiva del lupo in Veneto attraverso catture e telemetria satellitare finalizzato alla prevenzione delle predazioni sul bestiame domestico al pascolo”. Nel DGR n. 1350 del 18 settembre 2018 di approvazione del progetto si legge infatti che “la messa in sicurezza della totalità delle aziende zootecniche risulta difficilmente attuabile in tempi consoni per l’impegno economico derivante, anche facendo ricorso a finanziamenti europei, es. PSR”, che “la prevenzione rappresenta un impegno gravoso e continuo per chi la mette in pratica se effettuata a prescindere dal reale rischio di predazione e dalla presenza dei lupi nell’area in quel determinato periodo”, e che “la scelta dei presidi di prevenzione da diffondere attraverso l’intervento pubblico non è attualmente validata da riscontri sulla loro oggettiva efficacia”. Pertanto, siamo perfettamente coscienti del fatto che la Regione ha le mani legate sulla gestione della specie lupo, in quanto la materia è di competenza del Ministero dell’Ambiente, ma non troviamo corretto né produttivo che la stessa continui a scaricare sugli allevatori la “colpa” dei danni che devono subire, soprattutto dopo che sono state dimostrate sia l’inefficacia che le molte problematiche collegate ai sistemi di prevenzione proposti. Auspichiamo, invece, che la Regione faccia pressione sul Ministero dell’Ambiente per una corretta gestione dei Grandi Carnivori e che sia a fianco, e non contro, ai propri allevatori, che nonostante tutto continuano a lavorare garantendo la manutenzione e la tutela del paesaggio di cui tutti sentiamo la mancanza in questi giorni di reclusione.